
GIOVEDI SANTO 9 APRILE 2020 (MESSA DEL CRISMA) - Colore liturgico: Bianco
NOTA: La liturgia della Messa nella Cena del Signore e' in questa pagina, sotto la Messa del Crisma.
In questa messa che si svolge nella cattedrale, si manifesta il mistero del sacerdozio di Cristo, partecipato dai ministri costituiti nelle singole Chiese locali, che rinnovano oggi il loro impegno al servizio del popolo di Dio.
Il Vescovo, circondato dagli altri sacerdoti, benedice gli oli che verranno adoperati nei diversi sacramenti: il crisma (olio mescolato con profumi), per significare il dono dello Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima, nell’Ordine; l’olio per i catecumeni e quello per i malati, segno della forza che libera dal male e sostiene nella prova della malattia.
Attraverso una realtà terrena, già trasformata dal lavoro dell’uomo (l’olio) e un gesto semplice e familiare (l’unzione), si esprime la ricchezza della nostra esistenza in Cristo, che lo Spirito continua a trasmettere alla Chiesa sino alla fine dei tempi.
Nella nuova ed eterna alleanza tutto ha valore perchè tutto procede dall'Unto per eccellenza, da Gesù Cristo.
In lui, come egli stesso dichiara, si realizza in pieno il testo di Is 61,1-2. Gesù dimostra attraverso le opere la sua missione (Atti 10,38).
Antifona d'ingresso
Gesù Cristo ha fatto di noi un regno e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre; a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen. (Ap 1,6)
Si dice il Gloria.
Colletta
O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza, Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima lettura
Is 61,1-3.6.8-9
Il Signore mi ha consacrato con l’unzione.
Dal libro del profeta Isaìa
Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore,
il giorno di vendetta del nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
per dare agli afflitti di Sion
una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell’abito da lutto,
veste di lode invece di uno spirito mesto.
Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore,
ministri del nostro Dio sarete detti.
Io darò loro fedelmente il salario,
concluderò con loro un’alleanza eterna.
Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,
la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro che li vedranno riconosceranno
che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.
Parola di Dio
Salmo responsoriale
Sal 88
Canterò per sempre l’amore del Signore.
Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza.
La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte. Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza».
Seconda lettura
Ap 1,5-8
Cristo ha fatto di noi un regno.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Is 61,1)
Gloria e lode a te, Cristo Signore! Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Vangelo
Lc 4,16-21
Lo Spirito del Signore è sopra di me.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Parola del Signore
Rinnovazione delle promesse sacerdotali
Dopo l’omelia, il vescovo si rivolge ai presbiteri con queste parole:
Carissimi presbiteri,
la santa Chiesa celebra la memoria annuale del giorno in cui Cristo Signore comunicò agli apostoli e a noi il suo sacerdozio.
Volete rinnovare le promesse, che al momento dell’ordinazione avete fatto davanti al vostro vescovo e al popolo santo
di Dio?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
Volete unirvi intimamente al Signore Gesù, modello del nostro sacerdozio, rinunziando a voi stessi e confermando i sacri impegni che, spinti dall’amore di Cristo, avete assunto liberamente verso la sua Chiesa?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
Volete essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della santa Eucaristia e delle altre azioni liturgiche, e adempiere il ministero della parola di salvezza sull’esempio del Cristo, capo e pastore, lasciandovi guidare non da interessi umani, ma dall’amore per i vostri fratelli?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
Quindi, rivolgendosi al popolo, il vescovo continua:
E ora, figli carissimi, pregate per i vostri sacerdoti: che il Signore effonda su di loro l’abbondanza dei suoi doni, perché siano fedeli ministri di Cristo, sommo sacerdote, e vi conducano a lui, unica fonte di salvezza.
Diacono: Per tutti i nostri sacerdoti, preghiamo.
Ascoltaci, Signore.
Vescovo:
E pregate anche per me, perché sia fedele al servizio apostolico, affidato alla mia umile persona, e tra voi diventi ogni giorno di più immagine viva e autentica del Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo di tutti.
Diacono: Per il nostro vescovo N., preghiamo.
Ascoltaci, Signore.
Vescovo:
Il Signore ci custodisca nel suo amore e conduca tutti noi, pastori e gregge, alla vita eterna.
Amen.
Non si dice il Credo e si omette la preghiera universale.
Preghiera sulle offerte
La potenza pasquale di questo sacrificio elimini, Signore, in noi le conseguenze del peccato e ci faccia crescere come nuove creature. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO
Il sacerdozio di Cristo e il ministero dei sacerdoti.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa. Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza. Tu vuoi che nel suo nome rinnovino il sacrificio redentore, preparino ai tuoi figli la mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la tua parola e lo santifichino con i sacramenti. Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso. Per questo dono del tuo amore, o Padre, insieme con tutti gli angeli e i santi, cantiamo con esultanza l’inno della tua lode: Santo...
Antifona di comunione
“Canterò in eterno le grazie del Signore; di generazione in generazione annunzierò la sua fedeltà”. (Sal 89,2)
Oppure:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato per annunziare ai poveri il lieto messaggio”. (Lc 4,18)
Preghiera dopo la comunione
Concedi, Dio onnipotente, che, rinnovati dai santi misteri, diffondiamo nel mondo il buon profumo del Cristo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
GIOVEDI SANTO (MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE) - Colore liturgico: Bianco
Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l’ultima Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito che aveva per i suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l’Eucaristia, facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di aspirare piuttosto all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno, cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare l’apparenza, ma i valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa in comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
Antifona d'ingresso
Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)
Si dice il Gloria. Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale.
Colletta
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima lettura
Es 12,1-8.11-14
Prescrizioni per la cena pasquale.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto:
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».
Parola di Dio
Salmo responsoriale
Sal 115
Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo.
Seconda lettura
1Cor 11,23-26
Ogni volta che mangiate questo pane, annunciate la morte del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore! Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vangelo
Gv 13,1-15
Li amò sino alla fine.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Parola del Signore
Omelia (09-04-2020)
COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Massimo Cautero
Agli ebrei pronti per l'esodo serve un agnello per famiglia il cui sangue, sparso sugli architravi delle porte, salverà tutti coloro che stanno ?dentro? la case dall'ultima piaga d'Egitto, lo sterminio dei primogeniti.
In questi tempi, dove siamo tutti chiusi ?in famiglia? cercando di scampare e combattere uno sterminatore subdolo e spietato, siamo chiamati a vivere il nostro triduo Pasquale ed oggi più che mai le nostre famiglie hanno bisogno di un agnello... dell'Agnello! Il ricordo del Primogenito di Dio, Cristo Gesù, che si fa agnello per noi salvandoci con il suo sangue non da uno sterminio qualsiasi ma dalla morte stessa, la sterminatrice per eccellenza, deve aiutarci a trovare una rinnovata speranza che supporti la nostra fede, infiammi il nostro cuore e dia senso a tutto quel male che dobbiamo affrontare per vincerlo!
La vittoria dell'Agnello, che si rende evidente la domenica di Pasqua, nella Risurrezione, passa per una cena fra amici, una cena che diventa la ?Cena? per eccellenza, l'inizio di un esodo dalla morte alla vita che vedrà il Primogenito aprire la strada al suo popolo, la Chiesa, che nel tempo del pellegrinaggio terreno si nutrirà dell'Agnello stesso aspettando di attraversare, definitivamente, il ponte della vita, della Resurrezione per la Vita eterna. Quello che noi Chiesa celebriamo nella liturgia del Giovedì Santo, è talmente profondo per la nostra fede che senza questo giorno perderemo il senso ed il significato dei ?tesori? più importanti e necessari (Eucarestia, sacerdozio, carità fratena e servizio) che ci definiscono e costituiscono come ?famiglia? ecclesiale.
Quindi fu una cena reale, concreta ma anche simbolica e densa di significati, lo è stato anche per coloro che hanno perpetuato nel tempo - fino a noi! - la memoria della cena stessa, come lo sarà per noi che ne trasmetteremo l'importanza alle generazioni future, una cena di cui, però, l'evangelista San Giovanni vuole sottolineare un particolare significato, quello del servizio, visto che già da anni, al tempo della composizione del suo Vangelo, la Chiesa faceva memoria con le esatte parole di Gesù dell'istituzione dell'Eucarestia, come anche San Paolo nella lettura di oggi ci ricorda.
Questo mettere al centro il servizio è, per certi versi, ?spiazzante? con il forte simbolismo della lavanda dei piedi. Spiazzante perché nel cuore della vita stessa della Chiesa che è l'Eucarestia, almeno una volta l'anno, con forza sempre inedita e rinnovatrice, tutti sono costretti a guardare e ricordare che non basta ?mangiare? ma che questo deve essere sempre accompagnato da una reale volontà di prendere i piedi del prossimo e farne l'oggetto della fede stessa, di quell'esodo verso la resurrezione, dietro al maestro Gesù, che oltre a ?mangiare? di Lui ci invita sempre ad amarci l'un l'altro come egli ci ha amato!
Un gesto forte, quasi imbarazzante, nel suo concentrarsi su di una parte anatomica umana ?non nobile?, sempre a contatto con la terra e tutta la sporcizia che da essa raccoglie, ma una scelta che contiene il germe di tutta l'esclusiva genialità che solo il nostro Dio può avere: nessun re o santone si è mai abbassato a tanto se voleva mantenere il suo potere od il suo carisma. Il nostro Dio fonda la sua potenza su di un atto di debolezza profonda, tipico degli schiavi, e non si preoccupa di ciò che possono pensare i suoi chiedendogli, come fa con Pietro, che si oppone al gesto, solo l'obbedienza nel farsi servire. La Chiesa e l'Eucarestia si comprendono in questa circolarità che solo l'amore può superare: servire e lasciarsi servire, superando ogni imbarazzo nel voler lavare via tutto lo sporco che un fratello può raccogliere, superando ogni orgoglio nel farsi lavare via lo sporco che ognuno di noi accumula nel cammino terreno, nella consapevolezza che entrambe gli atteggiamenti sono parte dell'unico destino, dell'unico esodo verso la vita eterna verso la resurrezione.
Riflettevo su quanto stiamo vivendo, in questa situazione di minaccia e di emergenza per la pandemia del covid-19, situazione di privazione e di inedita e forzata riflessione non solo sulla nostra vita personale ma, soprattutto, sulla vita di tutti nel mondo e della Chiesa. Quest'anno il Signore ci sta guidando in un esodo in cui siamo chiamati a dare tutti il nostro contributo. La Chiesa non è privata dell'Eucarestia, celebrata senza fedeli dai suoi sacerdoti, ma veniamo interrogati tutti sul desiderio che abbiamo di essa durante questa involontaria privazione, ricevendone i benefici nella misura del desiderio che ne abbiamo; il digiuno quaresimale, con le sue regole e tradizioni, ha lasciato il posto ad inediti digiuni che non ci siamo scelti ma a cui dobbiamo rispondere con amore e speranza. Siamo chiamati a lavarci i piedi reciprocamente nelle nostre case, nelle nostre piccole comunità, nelle nostre cattedrali del quotidiano, costretti allo stesso tempo alla convivenza ed alla lontananza, chiamati ad offrire in sacrificio i nostri egoistici desideri a vantaggio di tutti, di una comunità umana sulla quale, forse, non abbiamo mai riflettuto a fondo come appartenenti e, da cristiani, come ?lavandai dei piedi? o, se volete, servitori nell'amore e nella verità.
Mentre, come tutti, mi profondo nella lettura dei significati scorrono le immagini dei nuovi ?lazzaretti?, delle corsie dei reparti di ospedali, delle terapie intensive, da dove un manipolo di noi è chiamato ad anticiparci in quest'esodo Pasquale. Un manipolo fatto di dottori, infermieri e malati, che servono e si fanno servire, in un'immagine iconica della moderna ?Lavanda dei Piedi?. Vedo anche persone in fila ai supermercati che pazientemente si fanno servire da commessi ed addetti nei loro turni di ?servizio?. Vedo genitori che servono i loro figli addossandosi le loro paure ed i loro smarrimenti, come vedo figli che si fanno servire dai loro genitori nella fiducia più completa. Vedo persone che con pazienza vanno a servire anziani e persone sole, facendogli la spesa o tenendogli compagnia anche solo col telefono. Insomma vedo questa circolarità del servire come, finalmente, vita quotidiana, non l'eccezione in mezzo a brutte cose -come, purtroppo, ci hanno abituato i media- ma la regola di una quotidianità che combatte un male invisibile con l'amore e la speranza.
Scusate, se in questo commento non sono rimasto centrato ?sulle scritture?, a commentare strettamente le letture di questo Giovedì Santo, ma forse questa è la prima volta nella mia vita che non ?vado? a celebrare il Giovedì Santo ma è il Giovedì Santo che viene a celebrare me, e questo è un ulteriore inedito significato di quella Santa Cena di duemila anni fa che non smette mai di farci profondare nei sempiterni significati dell'Amore e della Salvezza.
Lavanda dei piedi
Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito - uomini o ragazzi - vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto.
Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga.
Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra quelle proposte, o altri canti adatti alla circostanza.
ANTIFONA PRIMA (cf. Gv 13,4.5.15)
Il Signore si alzò da tavola versò dell’acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli: ad essi volle lasciare questo esempio.
ANTIFONA SECONDA (Gv 13,6.7.8)
“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Gesù gli rispose dicendo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. V. Venne dunque a Simon Pietro, e disse a lui Pietro: - Signore, tu lavi... V. “Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai un giorno”. - Signore, tu lavi...
ANTIFONA TERZA (cf. Gv 13,14)
“Se vi ho lavato i piedi, io, Signore e Maestro, quanto più voi avete il dovere di lavarvi i piedi l’un l’altro”.
ANTIFONA QUARTA (Gv 13,35)
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri”. V. Gesù disse ai suoi discepoli: - Da questo tutti sapranno...
ANTIFONA QUINTA (Gv 13,34)
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”, dice il Signore.
ANTIFONA SESTA (cf. 1Cor 13,13)
Fede, speranza e carità, tutte e tre rimangano tra voi: ma più grande di tutte è la carità. V. Fede, speranza e carità, tutte e tre le abbiamo qui al presente: ma più grande di tutte è la carità. - Fede...
Subito dopo la lavanda dei piedi - quando questa ha luogo - oppure dopo l’omelia, si dice la preghiera universale. In questa Messa si omette il Credo.
Liturgia Eucaristica
All’inizio della Liturgia eucaristica, si può disporre la processione dei fedeli che portano doni per i poveri. Mentre si svolge la processione, si esegue il canto seguente o un altro canto adatto.
Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.
Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore.
Rallegriamoci, esultiamo nel Signore!
Temiamo e amiamo il Dio vivente,
e amiamoci tra noi con cuore sincero.
Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo:
evitiamo di dividerci tra noi,
via le lotte maligne, via le liti
e regni in mezzo a noi Cristo Dio.
Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto
nella gloria dei beati, Cristo Dio.
E sarà gioia immensa, gioia vera:
durerà per tutti i secoli senza fine.
Preghiera sulle offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compie l’opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO DELLA SS. EUCARISTIA I
L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente e misericordioso, per Cristo nostro Signore. Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa. Per questo mistero del tuo amore, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo...
Antifona di comunione
“Questo è il mio corpo, che è per voi; questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”, dice il Signore. “Fate questo ogni volta che ne prendete, in memoria di me”. (1Cor 11,24.25)
Terminata la distribuzione della comunione, si lascia sull'altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente; la Messa si conclude con l'orazione dopo la comunione.
Preghiera dopo la comunione
Padre onnipotente, che nella vita terrena ci nutri alla Cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Reposizione del SS. Sacramento
Dopo l'orazione, il sacerdote, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.
Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.
Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside; quindi pone l'incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum ; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.
Segue la spogliazione dell'altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa, è bene velarle.
Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po' di tempo nella notte all'adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Se l'adorazione si protrae oltre la mezzanotte, si faccia senza alcuna solennità.